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didattica e ped.speciale(3 parte)

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Título del Test:
didattica e ped.speciale(3 parte)

Descripción:
dalla leziome 51 alla lezione 75

Fecha de Creación: 2023/02/10

Categoría: Otros

Número Preguntas: 85

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La dislessia è un disturbo specifico: dell’ortografia. della lettura. del calcolo. della scrittura.

La diagnosi dei DSA e' effettuata: da persone di fiducia della famiglia dell’allievo. dagli specialisti di ambito sanitario. dall’insegnante di sostegno. dagli insegnanti curriculari.

I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) sono stati riconosciuti e definiti: dalla legge n. 170 dell’8 ottobre 2010. dalla legge n. 104 del 1992. dalla legge n. 517 del 1977. dalla legge n. 1859 del 1962.

Nella disortografia, è compromessa la correttezza: della lettura. della scrittura. del calcolo. del ragionamento.

Gli allievi con dislessia hanno difficoltà: nella comprensione del testo. nel calcolo rapido. del ragionamento. nella scrittura.

Nella scuola, gli allievi che presentano disturbi specifici dell’apprendimento: sono in continua crescita. sono in diminuzione. sono rimasti numericamente invariati negli anni. sono la maggioranza.

Le strategie ritenute efficaci per la comprensione del testo degli allievi con DSA si distinguono in: strategie singole e strategie multiple. strategie singole e strategie multidisciplinari. strategie statiche e strategie dinamiche. strategie semplici e strategie complesse.

Le misure dispensative sono interventi che consentono all’alunno con DSA di: non svolgere alcune prestazioni. rimandare alcune prestazioni. riflettere su alcune prestazioni. svolgere alcune prestazioni.

Per l’alunno con DSA, gli strumenti compensativi: sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta. sostituiscono ma non facilitano la prestazione richiesta. consentono non svolgere la prestazione. facilitano ma non sostituiscono la prestazione richiesta.

Gli strumenti compensativi e le misure dispensative, a favore degli studenti con DSA, trovano la loro ragion d’essere: nei principi di individualizzazione e personalizzazione didattica. nella pratica della collegialità. nel momento della verifica e della valutazione. nel PEI (piano educativo individualizzato).

S. Pinnelli (2015) suddivide gli strumenti compensativi a seconda che siano: a tecnologia multimediale o ipertestuale. a tecnologia analogica o digitale. a tecnologia personale o sociale. a bassa o alta tecnologia.

Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è un disturbo: della sfera sensoriale. della sfera motoria. dell’autostima. dell’autocontrollo.

Diversi autori sostengono che il deficit principale della sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) sia rappresentato da difficoltà che si manifestano: nelle situazioni scolastiche ma non in quelle lavorative e sociali. nelle situazioni lavorative e scolastiche ma non in quelle sociali. nelle situazioni sociali ma non in quelle scolastiche e lavorative. sia nelle situazioni scolastiche e lavorative che in quelle sociali.

Secondo alcuni autori, la caratteristica distintiva del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è: l’asocialità. la metodicità. la dinamicità. l’impulsività.

Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) insorge: in epoca perinatale. in età evolutiva. nell’età adulta. in epoca prenatale.

. L’ipermedialità, secondo Pinnelli, favorisce l’apprendimento degli allievi con sindrome di attenzione e iperattività (ADHD): no. probabilmente. si. in parte.

Rispetto alla fruizione della televisione da parte dell’alunno con deficit di attenzione e iperattività (ADHD), la differenza fondamentale è data: dalla comprensione di ciò che guarda. dalla presenza di altri spettatori. dalla dimensione dello schermo. dalla tipologia del programma trasmesso.

Gli allevi con sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) hanno, tra gli altri aspetti, un deficit: dell’aggressività. motivazionale. sociale. dell’autostima.

Un recente impiego della tecnologia nel campo del disturbo da ADHD viene dall'utilizzo dei sistemi di: Biofeedback (BF) e Neurofeedback (NF). simulazione didattica. autoregolazione cognitiva. intelligenza artificiale.

Le aree privilegiate di intervento attraverso le TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) sugli alunni con ADHD riguardano compiti: strategici, organizzativi, di memoria e di autoregolazione. attentivi, organizzativi, di memoria e di autoregolazione. attentivi, rievocativi, di memoria e di autobiografia. attentivi, organizzativi, di memoria e di autodeterminazione.

È quel “complesso costrutto dell'attività cognitiva che si riferisce a delle abilità specifiche ben coordinate che, una volta apprese, permettono al soggetto di controllare il proprio comportamento senza la necessità di un supervisore esterno”. Stiamo parlando di: strategia cognitiva. funzione cognitiva. autoregolazione cognitiva. autonomia cognitiva.

Una difficoltà di funzionamento della persona genera: una disabilità sensoriale. un disturbo specifico dell’apprendimento. un bisogno educativo speciale. una disabilità intellettiva.

L’affermazione seguente “un bisogno educativo speciale può scaturire da moltissime combinazioni di fattori sfavorevoli per l’alunno”: corrisponde parzialmente a verità. corrisponde a verità. potrebbe corrispondere a verità. non corrisponde a verità.

Nel modello di funzionamento della persona dell’OMS agli estremi superiori e inferiori si trovano: i fattori contestuali e le condizioni scolastiche. le condizioni fisiche e i fattori contestuali. le condizioni fisiche e i fattori mentali. le condizioni familiari e i fattori ereditari.

Lo scopo generale della classificazione ICF è di fornire un linguaggio standard e unificato circa: la disabilità motoria. il funzionamento della persona. un bisogno educativo speciale. i disturbi specifici dell’apprendimento.

La seguente definizione “insiemi pratici e significativi di funzioni fisiologiche, strutture anatomiche, azioni, compiti, o aree di vita correlate” nell’ICF si riferisce ai: fattori contestuali. domini. fattori ambientali. funzioni cognitive.

I domini nell’ICF sono descritti in due elenchi principali: Funzioni e Strutture Comunicative; Attività e Partecipazione. Funzioni e Strutture Corporee; Attività e Relazione. Funzioni e Strutture Mentali; Attività e Socializzazione. Funzioni e Strutture Corporee; Attività e Partecipazione.

La sigla PEI sta per: progettazione educativa incorporata. piano riabilitativo individualizzato. piano educativo individualizzato. piano educativo istituzionalizzato.

Il PEI è elaborato è approvato: dal collegio dei docenti. dal team degli insegnanti di sostegno. dal GLO (Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione). dagli specialisti della patologia.

Le sezioni del PEI più significative per la valorizzazione della prospettiva bio-psico-sociale sono quelle dedicate: al contesto. alle strutture mentali. ai fattori personali. alle strutture corporee.

Guardare al PEI in prospettiva bio-psico-sociale significa leggere i bisogni educativi speciali in ottica di : disabilità. deficit. malattia. salute.

La sigla ICF-CY identifica la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) nella sua versione specifica per: l’età adulta. i bisogni educativi speciali. l’infanzia e l’adolescenza. la disabilità intellettiva.

Pensare al PEI in prospettiva bio-psico-sociale significa considerare l’allievo secondo una prospettiva: globale. settoriale. sistematica. critica.

Rispetto ad un’azione, compito o funzione, quello che l’alunno è in grado di fare senza alcuna influenza di fattori contestuali, ambientali o personali, si definisce: abilità. prestazione. performance. capacità.

Nella componente delle “Funzioni mentali” di ICF troviamo due domini: funzioni mentali centrali e funzioni mentali periferiche. funzioni mentali normali e funzioni mentali speciali. funzioni mentali globali e funzioni mentali specifiche. funzioni mentali semplici e funzioni mentali complesse.

Tra le quattro dimensioni fondamentali del nuovo PEI non è presente: la dimensione della relazione, dell’interazione e della socializzazione. la dimensione della valutazione scolastica. la dimensione dell’autonomia e dell’orientamento. la dimensione della comunicazione e del linguaggio.

Il modello di PEI voluto dal dm 182/2020 invita a strutturarlo secondo il seguente numero di dimensioni fondamentali: quattro. cinque. due. tre.

La certificazione delle competenze dell’allievo portatore di disabilità è prevista al termine: della classe quinta della Scuola Primaria e della classe terza della Scuola Secondaria di primo grado. della classe terza della Scuola Secondaria di primo grado ma non della classe quinta della Scuola Primaria. non è prevista. della classe quinta della Scuola Primaria ma non della classe terza della Scuola Secondaria di primo grado.

Le sezioni in cui è suddiviso il nuovo PEI sono in tutto: nove. sette. dodici. quattro.

Circa gli interventi, per la scuola dell’infanzia bisogna precisare che i campi di esperienza si sviluppano ed intrecciano in: percorsi didattici e non in percorsi educativi. percorsi propedeutici e non in percorsi didattici. percorsi educativi e non in percorsi didattici. percorsi educativi e non in percorsi ludici.

Il progetto individuale è redatto: dalla famiglia. dalla scuola. dalla ASL. dall’ente locale.

La prospettiva bio-psico-sociale alla base di ICF identifica, nei fattori contestuali, due grandi ambiti, che interagiscono tra di loro: fattori personali e fattori sociali. fattori intrinseci e fattori estrinseci. fattori ambientali e fattori personali. fattori statici e fattori dinamici.

In ambito scolastico possiamo osservare a volte fattori contestuali che hanno: soltanto la valenza di facilitatore. nessuna valenza. entrambe le valenze di facilitatore o di barriera. soltanto la valenza di barriera.

Il ruolo dei fattori contestuali nell’influenzare il funzionamento e la partecipazione dello studente: non è stato ancora approfondito. è irrilevante. è ambiguo. è innegabile.

Introdurre la dizione “piano educativo individualizzato-progetto di vita” significa aver compreso che occorre: ricordare che l’esistenza del soggetto portatore di disabilità non va oltre l’età della scolarizzazione. pensare l’esistenza del soggetto portatore di disabilità oltre l’età della scolarizzazione. tenere a mente che il soggetto portatore di disabilità non può fare a meno dell’aiuto degli altri. pianificare rigorosamente l’esistenza del soggetto portatore di disabilità.

Il raggiungimento di una buona qualità della vita adulta si predispone a partire: dall’età della scuola secondaria di secondo grado. dall’età della scuola secondaria di primo grado. dall’età della scuola primaria. dalla prime fasi dello sviluppo.

Lepri osserva che l’idea che le persone con disabilità (in particolare intellettiva) possano “diventare grandi” è : ancora ampiamente di minoranza. ormai ampiamente di maggioranza. tutta da verificare. sbagliata.

Il bambino che appartiene al circuito della marginalità e del disagio sociale soffre, a scuola: di scarsa fiducia da parte del docente di sostegno. di scarsa integrazione nella classe. di nessuna situazione in particolare. di scarsa accettazione da parte dei docenti.

Il soggetto marginale, rispetto alla sua sfera interiore, ha un dialogo: assiduo. proficuo. scarso. quotidiano.

Il soggetto marginale è principalmente povero di: titoli di studio. relazioni umani efficaci. risorse economiche fisse. una unità abitativa di proprietà.

Secondo Pines, il desiderio di un figlio, nelle situazioni di marginalità e di deprivazione, può rappresentare, in realtà, quello di prendersi cura: di un neonato. delle proprie parti “bambine”. dell’immagine di sé. di una nuova famiglia.

La mancata accettazione dell’esperienza della gravidanza nelle giovani madri disagiate compromette: la frequenza scolastica. la situazione economica. il rapporto con la famiglia di origine. il rapporto madre-figlio.

Uno dei maggiori problemi del ritrovarsi incinte in età adolescenziale riguarda probabilmente: la situazione economica legata a questo stato. l’elaborazione del progetto di vita. l’elaborazione emotiva di questo stato. le tensioni di coppia.

La condizione di fondo del ritrovarsi incinte in età precoce, e in un contesto di disagio e marginalità sociale, è rappresentata da un sostanziale rifiuto: del momento del parto. delle regole. della gravidanza. della presenza della famiglia di origine.

È stato osservato che più si è svantaggiati e più ci si allontana dalla disponibilità: al cambiamento. al dialogo con gli altri. a frequentare percorsi scolastici. ad accettarsi.

Lo stereotipo, di per sé, NON: è un elemento negativo. esiste. è un elemento positivo. è un elemento importante.

Occorre aiutare l’identità personale dell’adulto marginale a divenire disponibile ad accogliere: la realtà. il passato. la novità. il presente.

A volte il formatore del soggetto marginale può essere inconsapevolmente vittima di: se stesso. pregiudizio. emarginazione sociale. episodi di bullismo.

Nell’intervento formativo rivolto al soggetto marginale occorre ridurre la diffidenza verso la situazione: economica. familiare. di apprendimento. personale.

La marginalità sociale è una forza che inibisce, tra gli altri aspetti, anche la: comunicazione. stereotipia. diagnosi. scolarizzazione.

I messaggi comunicativi, rivolti al soggetto marginale, NON devono essere: ridondanti. chiari. complessi. semplici.

Nei percorsi di formazione il soggetto in condizione di marginalità sociale spesso avverte uno scollamento tra gli argomenti proposti e: la loro utilità nella pratica quotidiana. il loro significato. la loro utilità a livello cognitivo. la scuola.

Paradossalmente, più si è svantaggiati e più ci si allontana dalla disponibilità ad affrontare: nuovi cammini ed orizzonti. i problemi personali. nuovi cammini e persone. nuovi percorsi familiari.

L’adulto in condizioni di disagio ha bisogno di progetti impegnativi, oltre: ogni sua previsione. la sua volontà. la scuola. la soglia minima.

“Non c’è nulla di più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali”. Lo ha affermato. Don Lorenzo Milani. Nicola Paparella. Jerome Bruner. Bartolo Longo.

Il tentativo di “puntare in alto” nella formazione degli adulti marginali trova ulteriori ostacoli: nei loro parenti. nei loro docenti. in alcune loro rigidità. in alcune loro prerogative.

Ha parlato di “pensiero narrativo”. Si tratta di: M. Montessori. Bartolo Longo. J. Bruner. J. Piaget.

Per P. Ricoeur, si esiste nella misura in cui si è capaci di: ribellarsi. raccontare. parlare. esprimersi.

Per favorire riscatto ed emancipazione del soggetto marginale, può essere utile offrirgli: incentivi economici. racconti fantastici cui ispirarsi. modelli speciali cui ispirarsi. modelli identitari cui ispirarsi.

I soggetti (adulti e bambini) marginali sono in grado di manifestare, nonostante tutto, aree di competenza: inaspettate. deficitarie. incongruenti. note.

“Speciale capacità di far fronte agli eventi traumatici, di opporsi alle avversità, di superarle ed a volte persino di uscirne rafforzati, manifestando adattamento, flessibilità e capacità di contrastare le avversità, piegandole a proprio vantaggio”. Stiamo parlando di: fortuna. resilienza. impegno. progetto di vita.

Per ottenere resilienza, nel gruppo in formazione il soggetto marginale: va posto accanto al formatore. va esentato dai compiti. va posto al centro. non deve rientrare.

La finalità dell’intervento formativo, destinato a soggetti adulti marginali è di: incrementare il loro bagaglio lessicale. incrementare il loro bagaglio esperienziale. renderli conformi alla convivenza civile. renderli conformi alla normalità.

Un fronte sul quale lavorare, per assicurare empowerment al soggetto in condizione di marginalità, è il sostegno: alla motivazione. al reddito. al linguaggio. al suo sistema familiare.

Il soggetto marginale, mediante le nuove conoscenze acquisite in un percorso formativo, va ad arricchire: il suo contesto di vita. le pratiche formative. l’istituzione che rappresenta. il gruppo dei formatori.

Dal punto di vista educativo, lo stato di madre sola disagiata può penalizzare anche l’esercizio della funzione: genitoriale. simbolica. riproduttiva. esecutiva.

Sulla categoria delle madri sole disagiate si concentrano una serie di: eventi fortuiti. figli. partner. disagi.

Le giovani madri sole disagiate risultano povere soprattutto di: validi sussidi economici. validi titoli di studio. valide soluzioni abitative. validi riferimenti affettivi.

Come osserva F. Bimbi, le madri sole nubili, in passato, erano soggette ad una forte: disapprovazione sociale. depressione. considerazione sociale. empatia da parte dei familiari.

I legami sentimentali di una giovane madre sola disagiata sono in genere caratterizzati: dalla presenza di violenza. dal supporto della propria madre. dall’assenza di un partner stabile. dalla presenza di un partner stabile.

Le giovani madri sole disagiate rappresentano un fenomeno sociale non ancora adeguatamente analizzato anche dal punto di vista: pedagogico. psicologico. sociale. psichiatrico.

Una importante risorsa per la vita della madre sola disagiata è rappresentata: dalla parentela più prossima. dai figli maggiorenni. dalla rete amicale. da alcuni sussidi economici.

La rete parentale della giovane madre sola disagiata può essere al tempo stesso: affidabile e inaffidabile. utile e inutile. risorsa e fonte di problematicità. ampia e ristretta.

Come evidenzia Giullari, le condizioni per imbastire un processo di reciprocità nel sostegno, per la giovane madre sola disagiata, è alquanto: possibile. immediato. facile. improbabile.

Occorre impedire che si formi, nella giovane madre sola disagiata, una cultura della dipendenza come parte integrante della loro: identità. specificità. famiglia. professionalità.

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