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PRAGMATICA E LINGUISTICA TESTUALE

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Título del Test:
PRAGMATICA E LINGUISTICA TESTUALE

Descripción:
Paniere domande chiuse, magistrale Ecampus

Fecha de Creación: 2025/03/13

Categoría: Otros

Número Preguntas: 115

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Nell’analisi linguistica: La fonologia non fa parte dell’analisi linguistica. Nessuna delle tre. La lingua viene frammentata in vari livelli. La morfologia non fa parte dell’analisi linguistica.

La pragmatica: Deriva dal greco “pragma” che significa “azione”. Fa parte della semiotica. È il livello di analisi che si occupa dell’uso della lingua. Tutte e tre le risposte date sono giuste.

La grammatica: ha solo regole sintattiche. non ha regole. ha solo regole morfologiche. è l’insieme delle regole morfologiche e sintattiche della lingua.

La morfologia: analizza la formazione delle parole. si interessa del significato delle parole. non si interessa del significato delle parole. non analizza la formazione delle parole.

La linguistica testuale: non analizza il testo nella sua globalità. nessuna delle tre. analizza il modo in cui più frasi combinandosi tra loro formano l’intero testo. non analizza il modo in cui più frasi combinandosi tra loro formano l’intero testo.

Hymes analizza parametri descrittivi che identificano le componenti di un evento linguistico e che sono riassunti dall’acronimo: LISTENING. Nessuna delle altre risposte è corretta. READING. SPEAKING.

Il contesto: È un elemento semplice e dinamico. È un elemento statico e complesso. È un elemento statico e semplice. È un elemento dinamico e complesso.

I livelli dell’atto linguistico sono: solo due : perlocutorio e illocutorio. non ci sono livelli. solo due: locutorio e illocutorio. tre: locutorio, illocutorio, perlocutorio.

La funzione della comunicazione verbale di Jakobson è persuasiva: quando riflette sulla lingua in generale. quando fornisce informazioni. quando chi parla non vuole convincere chi ascolta. quando chi parla cerca di convincere chi ascolta.

La comunicazione: non ha mittente. non ha destinatario. ha un mittente e destinatario. ha solo il mittente.

Gli atti linguistici “direttivi” si utilizzano con verbi: come chiedere, ordinare. come ringraziarsi e scusarsi. come sposare e condannare. come offrire e promettere.

Negli atti linguistici espressivi il parlante: Mostra un sentimento o uno stato d’animo all’ascoltatore. Non mostra un sentimento o uno stato d’animo all’ascoltatore. Non ordina all’interlocutore di impegnarsi in qualcosa. Ordina all’interlocutore di impegnarsi in qualcosa.

La protesta: è un atto linguistico. non è un atto linguistico. nessuna delle tre. a volte è un atto linguistico.

Il destinatario della protesta: nessuna delle tre. agisce sempre con un’azione favorevole rispetto al codice di comportamento della persona che lo contraddice. agisce sempre con un’azione contraria rispetto al codice di comportamento della persona che lo contraddice. non agisce mai con un’azione contraria rispetto al codice di comportamento della persona che lo contraddice.

I complimenti: A volte provocano una reazione da parte di chi li riceve. Nessuna delle tre. Provocano sempre una reazione da parte di chi li riceve. Non provocano mai una reazione da parte di chi li riceve.

Il complimento: Non è un atto espressivo. Non è utile a stabilire o rinforzare i sentimenti di solidarietà con l’interlocutore. È utile a stabilire o rinforzare i sentimenti di solidarietà con l’interlocutore. Nessuna delle tre.

La comunicazione: nessuno dei precedenti. ha un aspetto di contenuto e uno di relazione. ha solo un aspetto di contenuto. non riguarda il contenuto.

Nell’informazione: Non c’è alcun messaggio. Non c’è alcun mittente. Non c’è alcun destinatario. il contenuto del messaggio da parte del destinatario deve essere recepito in modo chiaro.

La conversazione: Ha solo il destinatario. Ha il mittente e il destinatario. Ha solo il mittente. Nessuna delle tre.

La “sequenza preferita” in una conversazione: A volte ha la domanda. Nessuna delle tre. Ha solo la domanda. Ha solo la risposta.

Nella conversazione il “turno”: Nessuna delle tre. Non ci sono regole per stabilire il turno. Non esiste il “turno” in una conversazione. È la sequenza continua di parole, necessaria da parte di ogni partecipante prima che intervenga un altro.

Le conversazioni sono strutturate quando: Le conversazioni sono spontanee. A volte le regole ci sono, altre no. Non ci sono regole nella comunicazione. Le regole del comunicare sono abbastanza regolamentate (come in interrogazioni o conferenze).

Nella conversazione possono esistere momenti di interruzione?. Si. No. Qualche volta. A volte si, a volte no.

Le “Massime conversazionali” di Grice sono: Quantità, qualità, relazione, modo. Qualità, attenzione, qualità, relazione. Quantità, qualità, attenzione, curiosità. Quantità, qualità, curiosità, modo.

Il “volgare” deriva da: Vulnus – ferita. Vultus- volto. Nessuna delle 3. Vulgus – popolo.

L’ “indovinello veronese”: Non esiste. È un esempio di forma intermedia tra il latino e il volgare. È scritto interamente in volgare. È scritto in latino letterario.

Un insieme di regole all’interno di un linguaggio si chiama: Codice. Unione. Aggregato. Combinazione.

La lingua è: Non ha regole. Nessuna delle tre. Guidata da regole. A volte ha regole, altre no.

Un "segno": È un significante che si collega ad un significato. E’ un significato ed un significante. È un significato che si collega ad un significante. Non è né un significato né un significante.

L’apostrofo indica: Un’azione. Un’elisione. Un complemento. Un soggetto.

Le vocali sono: Cinque. Tre. Sei. Sette.

3. I “prefissi” sono: All’inizio di una parola. Alla fine della frase. All’inizio della frase. Alla fine della parola.

Le unità minime di significato di una parola si definiscono: Composti. Monemi. Suffissi. Fonemi.

La sillaba ha al suo interno: Almeno due vocali. Almeno tre vocali. Nessuna vocale. Almeno una vocale.

Il genere nella morfologia è. Forma attiva/passiva. Soggetto/oggetto. Singolare/plurale. Maschile/femminile.

Le parti “invariabili” di un discorso sono: Verbo-pronome. Aggettivo-articolo. Avverbio-congiunzione;. Nome-articolo.

Il modello valenziale: Non si interessa della grammatica. Nessuna delle tre. Fa prendere consapevolezza a livello teorico di alcune procedure didattiche. Non rientra nello studio della lingua.

Il modello valenziale: Non analizza la frase. Nessuna delle tre. Analizza la frase a partire dal soggetto. Analizza la frase a partire dal verbo.

Il “verbo”: È inutile all’interno di una frase. Nessuna delle tre. Non trasmette informazioni. Trasmette informazioni.

Il procedimento di analisi della grammatica valenziale è: Casuale. In parte scientifico, in parte casuale. Scientifico. Approssimativo.

Secondo il modello valenziale in quanti gruppi si dividono i verbi?. Tre. Cinque. Non si dividono in nessun gruppo. Quattro.

I verbi “zerovalenti”: Non esistono. Sono i verbi transitivi. Sono indipendenti e personali. Hanno bisogno di un solo elemento che è il soggetto della frase.

I verbi “monovalenti”: Hanno bisogno di un solo elemento che è il soggetto della frase. Hanno bisogno di due argomenti e sono i verbi transitivi. Sono indipendenti e personali. Non esistono.

I verbi “bivalenti”: Hanno bisogno di due argomenti e sono i verbi transitivi. Non esistono. Hanno bisogno di un solo elemento che è il soggetto della frase. Sono indipendenti e personali.

L’analisi del periodo: Non considera nessuna proposizione. Considera una sola proposizione. Non considera una serie di proposizioni e i suoi collegamenti. Considera una serie di proposizioni e i suoi collegamenti.

Soggetto e predicato: Non formano la parte più importante della proposizione. Non sono all’interno della proposizione. Formano la parte più importante della proposizione. Nessuna delle tre.

Nella frase i “complementi”: Sono obbligatori. Non ne completano il senso. Ne completano il senso. Nessuna delle tre.

La parola “sintassi” significa: Dispongo in oridine. Dispongo in disordine. Non considero alcun ordine. Nessuna delle tre.

Il riassunto: Ha un numero di parole inferiore al testo. Nessuna delle tre risposte è corretta. Ha la stessa lunghezza del testo. Ha un numero di parole superiore al testo.

Il titolo: Ha una lunghezza maggiore del testo. Si trova solo nei testi scritti. Segue il testo. Si può trovare in testi orali e scritti.

La funzione generale dei testi: Nessuna delle tre risposte è corretta. Non è informare. E' informare e dare notizie utili. E' analizzare le strutture sintattiche della lingua.

Nella narrazione il personaggio: • Subisce spesso un’evoluzione nel corso del racconto. • Non subisce mai alcuna evoluzione. • Nessuna delle tre. • Può non esserci alcun personaggio.

I testi narrativi: Sono rari nella realtà quotidiana. Si trovano su riviste specialistiche. Nessuna delle tre. Si incontrano spesso nella realtà quotidiana.

Nei testi narrativi l’ambiente: È descritto con molti particolari. Non è descritto in modo chiaro. Non fornisce alcuna informazione al lettore. Nessuna delle tre.

La rima: Avviene quando la vocale finale di una parola e l’iniziale della successiva si fondono in una sillaba. E' l’identità di suono di due versi. Non riguarda l’identità di suono di due versi. Nessuna delle tre risposte è giusta.

Nella poesia le parole: Non sono posizionate con attenzione. Nessuna delle tre. Sono scelte e posizionate con attenzione. Non sono scelte con attenzione.

Nei testi poetici conoscere il periodo storico/culturale nel quale sono scritti è: Nessuna delle tre. Inutile. Può essere utile. Fondamentale.

Nei testi argomentativi: C’è solo l’antitesi. Può esserci una tesi ed un’antitesi. Non ci sono né tesi né antitesi. Deve esserci solo la tesi.

Il testo argomentativo: Non si interessa del destinatario. Nessuna delle tre risposte è corretta. Ha attenzione al destinatario. Il destinatario è sempre soltanto una persona.

Tra le principali tipologie di testi argomentativi rientrano: Poesie. Discorsi politici. Testi scientifici. Fiabe.

Il testo argomentativo: Nessuna delle tre risposte è corretta. Non ha coerenza logica. Ha versi e strofe. Ha coerenza logica.

Lo scopo dei testi scientifici è: Fornire informazioni precise e dettagliate. Attirare ed incuriosire il lettore. Commuovere il lettore. Fornire informazioni non sempre precise.

Nei testi scientifici le definizioni sono: Inutili. Essenziali. Approssimative. Nessuna delle tre.

Nei testi scientifici le parole utilizzate nelle definizioni: Possono essere sostituite. Nessuna delle tre. Non possono essere sostituite. A volte sono sostituite.

Il ragionamento scientifico si organizza: Solo per deduzione. Solo per induzione. Per induzione e per deduzione. Né per induzione, né per deduzione.

Chi si interessa della pubblicità: Nessuna delle tre. È un attento osservatore della società. Considera la società un elemento rilevante in determinate occasioni. Si disinteressa della società.

Le modalità e strategie per vendere un prodotto sono: Imprecise e casuali. Precise e attente. Nessuna delle tre. Precise e casuali.

Gli elementi della pubblicità sono: Comunicazione, persuasione e narrazione. Sorpresa, comunicazione e narrazione. Nessuna delle tre. Sorpresa, comunicazione e persuasione.

La collocazione degli “articoli” sul Giornale quotidiano: Dipende dal contenuto. Nessuna delle tre. È casuale. Dipende dal giornalista.

Il Giornale è: Nessuna delle tre. Il quotidiano, il settimanale o il mensile. A “uscita variabile” durante il mese, a seconda dell’importanza della notizia. Solo il quotidiano.

Il Giornale è strumento di: Svago. Nessuna delle tre. Persuasione. Informazione.

Il racconto fiabesco è prezioso per far comprendere cosa sia: Una narrazione. Una poesia. Un testo scientifico. Una descrizione.

L’ “intreccio” in un racconto: Nessuna delle tre. E' l’ordine in cui gli eventi vengono narrati. Rispetta un ordine “naturale” dal prima al dopo. È uguale alla “fabula”.

La fiaba è un testo: Diffuso in tutto il mondo. Utilizzato solo nei Paesi asiatici. Nessuna delle tre. Utilizzato solo in alcuni Paesi europei.

Il personaggio-tipo nella fiaba: Ha proprietà fisse che ne caratterizzano l’azione. Non ha proprietà fisse che ne caratterizzano l’azione. Nessuna delle tre. Non esiste “personaggio tipo”.

L’ordine delle funzioni trovate da Propp da parte del narratore: È abbastanza libero. Non è mai libero. È vincolato. Nessuna delle tre.

Dalle funzioni evidenziate dallo schema di Propp in una narrazione: Devono essere presenti tutte le funzioni. Nessuna delle tre. Può mancare qualche funzione. Possono mancare tutte le funzioni.

Propp ha scoperto che nelle fiabe in cui è presente un oggetto magico, le funzioni che ricorrono sono al massimo: Quindici. Dodici. Trentuno. Venticinque.

La “sequenza” di un testo narrativo corrisponde alle parti che contengono: Nessuna delle tre. Un’azione importante per lo svolgimento delle vicende. Le caratteristiche fisiche del personaggio. Le caratteristiche morali del personaggio.

Greimas ha proposto un modello di astrazione che lui ritiene essere: Non adatto a qualsiasi tipo di narrazione. Nessuna delle tre. Adatto a qualsiasi tipo di narrazione. Adatto a qualche tipo di narrazione.

Gli “attanti” secondo la definizione di Greimas sono: I personaggi con ruoli concreti. Non sono i personaggi. I personaggi con ruoli astratti e concreti. I personaggi con ruoli astratti.

Nello schema di Greimas: Ci sono relazioni che collegano tra loro gli attanti. Le relazioni non sono fondamentali. Non ci sono relazioni che collegano tra loro gli attanti. Nessuna delle tre.

L’ “analessi”: Si riferisce ad avvenimenti accaduti precedentemente rispetto al tempo della narrazione. È l’anticipazione di avvenimenti posteriori al tempo della narrazione. Nessuna delle tre. Non si riferisce al tempo della narrazione.

Le “esche” sono: Strategie che non riguardano il contenuto del racconto. Strategie preparatorie che anticipano il racconto successivo. Come le “prolessi”. Strategie preparatorie senza alcuna anticipazione al racconto successivo.

Le “anacronie” narrative si riferiscono: Non riguardano una distanza temporale tra storia e racconto. Nessuna delle tre. Alla discordanza fra l’ordine della storia e quello del racconto. Alla coincidenza fra l’ordine della storia e quello del racconto.

La “determinazione” nel racconto: Può non essere espressa in modo chiaro. Non indica alcun limite diacronico nella storia. Deve sempre essere espressa in modo chiaro. Nessuna delle tre.

Il racconto: Può non avere alcun tipo di ritmo nella storia. Non ha mai effetti di ritmo che “danno velocità” alla storia. Nessuna delle tre. Ha sempre effetti di ritmo che “danno velocità” alla storia.

In un racconto la storia: Nessuna delle tre. È raccontata solo come successione di situazioni. È raccontata solo come concatenazione di avvenimenti legati da un rapporto di causalità. Può essere raccontata anche come successione di situazioni.

La categoria del tempo: È sufficiente a spiegare le caratteristiche essenziali del discorso narrativo. Non esiste nel discorso narrativo. Non è fondamentale per la validità del discorso narrativo. È fondamentale per la validità del discorso narrativo.

“Distanza” e “prospettiva”: Non sono essenziali per la regolazione dell’informazione narrativa. Nessuna delle tre. Sono due modalità essenziali per la regolazione dell’informazione narrativa. Sono due modalità utili per la regolazione dell’informazione narrativa.

Nel caso di un monologo: L’istanza narrativa è nel contesto nel quale il monologo è prodotto;. Nessuna delle tre. L’istanza narrativa è presente solo a volte nel contesto nel quale il monologo è prodotto;. L’istanza narrativa non esiste nel contesto nel quale il monologo è prodotto;.

Nel racconto il narratore: Ha solo funzione emotiva. Può avere una funzione comunicativa ed emotiva. Ha solo funzione comunicativa. Non ha né funzione comunicativa né emotiva.

Nella “situazione narrativa” i protagonisti sono: Il narratore e il lettore. I vari lettori. Nessuna delle tre. I personaggi delle storie.

05. La “prospettiva narrativa”: Nessuna delle tre. Non è il modo in cui il narratore analizza il punto di vista del personaggio nella storia. È il modo in cui il narratore analizza il punto di vista del personaggio nella storia. È il modo in cui il narratore analizza le sequenze della storia.

Lingua e cultura sono: Sono sinonimi. Non hanno mai alcun tipo di legame. Nessuna delle tre. Legate fra loro.

La ricerca etnometodologica studia la cultura preferendo: Le macrodimensioni. Né i metodi qualitativi, né i quantitativi. Le microdimensioni e i metodi qualitativi. I metodi quantitativi a livello nazionale.

Meillet considera lo studio delle lingue: Solo in relazione alla comunità dei parlanti e al modo in cui essa viene usata. Nessuna delle tre. Studiando le regole e le norme alla base del linguaggio. Indipendentemente dalla comunità dei parlanti e dal modo in cui essa viene usata.

La “metacomunicazione”: È legata solo ad un aspetto di relazione. È legata ad un aspetto di contenuto e ad uno di relazione. Non è legata ad alcun aspetto di contenuto o di relazione. È legata solo ad un aspetto di contenuto.

Le parole: Non sono segni arbitrari che vengono manipolati secondo la sintassi logica della lingua. Sono segni arbitrari che vengono manipolati secondo la sintassi logica della lingua. Non sono legate ad un certo territorio o a diverse culture. Nessuna delle tre.

I testi: Non trasmettono alcun modo di interpretare la realtà. Sono estranei alla cultura di un popolo. Sono espressione culturale di un popolo. Nessuna delle tre.

Nella lezione si evince che molti scrittori hanno paragonato la cultura a: Un film. Un dipinto. Una biblioteca immensa. Un testo.

Per poter vincere l’usura del tempo, i testi: Nessuna delle tre. Vengono selezionati tra quelli brevi e quelli lunghi. Vengono selezionati tra quelli dotati di significato culturale e quelli che ne sono sprovvisti. Non vengono selezionati.

I testi: Sono inutili per la vita quotidiana. Non sono né indispensabili alla vita quotidiana, né necessari alla “memoria” della società. Sono indispensabili alla vita quotidiana. Non sono indispensabili alla vita quotidiana, ma necessari alla “memoria” della società.

La “programmazione collettiva della mente” di Hofstede è un modo per definire la cultura. Per “mente” vanno comprese: • Testa che pensa -cuore che sente - mani che agiscono. • Nessuna delle tre. • Testa che pensa -cuore che non sente - mani che non agiscono. • Testa che non pensa -cuore che sente - mani che agiscono.

La cultura: È sempre osservabile direttamente. Non è osservabile direttamente. Nessuna delle tre. A volte è osservabile direttamente.

Per quanto riguarda i metodi di analisi del rapporto lingua cultura: In generale non si può considerare un metodo migliore dell’altro. Non è utile utilizzarli in modo complementare. Nessuna delle tre. La scelta del metodo non dipende dall’ambito di ricerca.

Per Hofstede i valori: Nessuna delle tre. Sono isolati l’uno rispetto all’altro. Non formano “sistemi di valori” o gerarchie. Formano “sistemi di valori” o gerarchie.

I valori: Non sono mai osservabili. Sono osservabili se vengono attuati in “pratiche”. Sono sempre osservabili. Non possono essere attuati in “pratiche”.

I valori “desiderati”: Non sono quelli a cui si aspira. Sono quelli verso i quali si dovrebbe tendere. Nessuna delle tre. Sono quelli a cui si aspira.

Una volta formate le Istituzioni: Tendono a rinforzare le norme sociali. Non sono legate a condizioni ecologiche. Non tendono a rinforzare le norme sociali. Nessuna delle tre.

02. L’origine e la stabilità della programmazione culturale vanno cercate nei fattori: Solo ecologici e sociali. Solo ecologici e fisici. Ecologici, fisici e sociali. Solo fisici e sociali.

La pragmalinguistica può essere di vario tipo: Solo interlinguistica e intraculturale. Nessuna delle tre. Intraculturale, contrastiva, interculturale, interlinguistica. Solo contrastiva e interculturale.

La pragmatica studia: Nessuna delle tre. Le situazioni di enunciazione reali nella vita quotidiana. Il modo in cui le parole sono in relazione l’una con l’altra. Il significato delle parole all’interno della lingua.

Nella lezione si evidenzia che all’interno della pragmatica gli studiosi considerano due orientamenti: Filosofico e sociologico. Economico e politico. Sociologico e politico. Filosofico ed economic.

La pragmalinguistica: Non studia le risorse linguistiche del parlante per creare effetti pragmatici nel comunicare. Non è legata alla pragmatica. È legata alla sociologia. Studia le risorse linguistiche del parlante per creare effetti pragmatici nel comunica.

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